Premio Leandro Polverini - 2014
Anzio
2014
Finalista al Premio Nazionale di poesia edita Leandro Polverini per la sezione poesia concettuale con la raccolta "Sole Rosso" - Puntoacapo Edizioni
Sulle orme di Ada Negri - 2014
Finalista alla 10° Edizione del Premio Internazionale "Sulle orme di Ada Negri"
Lodi
2014
Finalista alla 10° Edizione del Premio Internazionale "Sulle orme di Ada Negri" con la raccolta "Sole Rosso" - Puntoacapo Edizioni.
Il premio è indetto dall'Associazione "Poesia, la Vita", Centro Studi Archivio Ada Negri - Area Leader Bocconi Alumni Association Lodi. Presidente di Giuria Cristina Mondadori.
Concorso di Creatività Letteraria 2014 Opera Uno
OnLine
2014
Seconda classificata al “Concorso di Creatività Letteraria 2014 Opera Uno”con il romanzo “Il campo dei colchici” Joker Edizioni
“La commissione di lettura di Opera Uno, dopo attento esame degli elaborati pervenuti al concorso,
ha selezionato dieci opere finaliste per ciascuna delle due sezioni previste. In seguito ad un’ulteriore
valutazione è stata stilata per ogni sezione una classifica e sono state proclamate vincitrici le
opere posizionate dal primo al terzo posto.” Sezione opere edite - Seconda classificata Maria Gabriella Giovannelli con il romanzo “Il campo dei colchicci” Joker edizioni.
Maria Gabriella Giovannelli Opera Uno
Intervista a Maria Gabriella Giovannelli su Opera Uno
Premio Tiburtino 2014
Roma
2014
Premio indetto da Aletti Editore di Roma.
Finalista ed inserita nella Raccolta "Il Tiburtino 2014 - Sibilla" - Aletti Editore - Roma con la poesia "Madre"
Sole rosso
Il libro è composto da tre brevi raccolte intitolate: “Terre di luna”, “Abisso dell’anima”, “Quella parte di noi”. La prima sezione nasce da un viaggio fatto dall’Autrice in Polonia e in Slovacchia. Maria Gabriella Giovannelli ripercorre le strade che furono teatro di atrocità ai tempi tragici del nazismo. Nelle sue poesie la natura sembra diventare partecipe di questo dolore, condividerlo e nello stesso tempo trovare un riscatto.
” … è in questa corona di liriche, svolta come un rosario di fotogrammi immobili, che le immagini ingombrano prepotentemente la scena in tutta la loro icasticità. Questi versi ci raccontano la tragedia di quell’est, travolto dalla furia devastante e insensata dell’uomo …. La sintassi nominale esasperata, l’insistenza sugli ossimori, l’uso intenso delle sinestesie ricostruiscono i contorni di una realtà, in cui la natura, nella sua desolante fissità, si tramuta in simbolo di una condizione, tanto che le presenze umane sono ridotte ad alberi, a pietre (“erba tra erba/albero tra alberi”) a oggetti inerti sullo sfondo … Questo orizzonte sospeso tra vegetale e inorganico, tra umano e disumano, è schiacciato tra una terra gonfia del piombo e del sangue dei vinti … e un cielo a cui ogni pino (“frecce rivolte al cielo”), ogni bosco, ogni girasole anela in una muta preghiera. …. Questa tensione verso l’alto … nella seconda sezione del libro si tramuta in dialettica, in scontro con quell’abisso che pare inghiottire ad ogni verso l’io, sprofondarlo nel vuoto. …. L’aspirazione a ricongiungersi con un cielo in cui risorgere s’infrange tra le onde turbinose di un mare in tempesta, dilegua nei mulinelli e nei marosi che lasciano affiorare pochi fotogrammi smangiati dalla polvere. … Se apparentemente ci troviamo dinnanzi ad una sofferenza individuale … siamo in realtà davanti ad una lucida riflessione sul male, a un dialogo con quella componente oscura dell’uomo che lo trasforma in carnefice, in assassino. E allora dall’io dell’autrice (“quella parte di me”) si ritorna ad una dimensione corale, che travalica le vicende personali e si collega, in una circolarità perfetta agli orrori adombrati nelle “Terre di luna”. …(dalla prefazione di Emanuele Spano)
“… Si può affermare senza ombra di dubbio che una poetica neolirica caratterizza il testo, originale in un’epoca nella quale prevalgono orfismi e sperimentalismi di vario genere, produttori, in massima parte, di tessuti linguistici oscuri. … La stragrande maggioranza delle poesie della raccolta sono formate da strofe e sono caratterizzate da versi cesellati e composti con molta attenzione, molto sorvegliati. Vengono dette parole come anima, esistenza e silenzio ad indicare una sentita riflessione sulla vita, la gioia e il dolore, il bene e il male. … Sole rosso si pone in una posizione a se stante nella produzione letteraria poetica italiana di questo inizio di millennio. “ (dalla recensione di Raffaele Piazza)
Dalla raccolta “Terre di luna”
Polonia
Pini allineati
lungo una linea infinita
frecce rivolte al cielo
come grani di rosario
imploranti.
Covoni
Zolle capovolte
dal ventre della terra
smossa.
Verdi quinte
pennellate dal sole
luccichii profondi
immaginati.
Sparse qua e là
macchie di girasoli
occhi
su steli rugosi alla ricerca del sole.
In mezzo ai campi
solitario
un covone come cupola di una chiesa.
Sole rosso
Riflessi di luce
vagheggiati nel silenzio
del buio più profondo.
Sale la luce di una nuova alba
a lungo attesa
sempre più nitida
sempre più intensa.
Radiante ricordo
ancor v1vo
di un tempo felice.
Cespugli, pascoli, ampie distese
un campanile pizzuto
sipari di montagne
bagnati dal sole.
I miei occhi
accecati di luce
vagano alla ricerca delle mie origini.
Dalla raccolta “Abisso dell’anima”
Abisso dell’ anima
Abisso dell’ anima
mulinelli trascinanti
in un profondo oscuro.
Come uno scoglio
Resto lì
abbandonata
come uno scoglio
caduto per caso
vicino alla riva.
Solchi profondi
rigano la mia anima.
Un’onda più alta
mi sommerge
e sprofondo nel vuoto
della mia esistenza.
Attesa
Alberi
puntati verso il cielo
come canne d’organo
in una pacata sinfonia
immaginario cerchio
di suoni e luci
immerso nel verde
più tenero
più cupo.
Pallidi raggi filtranti
come note basse
di una musica senza inizio
senza fine.
Lo sguardo sale
sempre più in alto
raggi di luce
come note profonde
si fondono con la mia anima
in attesa.
Dalla raccolta “Quella parte di noi”
Nonm chiedermi perchè
Ho corso su per sentieri
irti
sperando di vedere l’orizzonte.
Sono scesa
nei meandri della mia anima
senza trovare risposte.
Forte e debole
sicura e fragile
nocchiero
incapace di alzare le vele
della vita
e sfidare il mare
cupo
presagio di marosi gonfi
di schiuma bianca
sempre più alti.
Ho ammainato le vele
sono rimasta in porto
ferma
a guardare altri velieri
allontanarsi nel buio
e tornare con la luce dell’alba
le vele spinte dal vento caldo
di un’estate di sole.
Non chiedermi perché.
Il campo dei Colchici
Una storia condotta sul filo del thrilling.
Sullo sfondo le Dolomiti. Un incontro apparentemente casuale tra Paolo, un giovane alla ricerca di tradizioni sui luoghi divenuti patrimonio dell’umanità, e una donna, Anna, affascinante e nello stesso tempo misteriosa, dà origine ad una storia che tiene avvinto il lettore fino al suo epilogo.
Cos’è accaduto ad Anna? I suoi occhi neri, ipnotici, nascondono un dramma, un passato al limite della follia. Dietro una famiglia apparentemente normale possono celarsi tragedie inconfessabili.
” Il campo dei Colchici” di Maria Gabriella Giovannelli – 2009 – Edizioni Joker – pp. 216
Brani Tratti dal Libro
La sera scendeva sulla valle e le montagne d’intorno sparivano lentamente dietro un velo di nebbia. Faceva molto caldo. Lei era affacciata ad una finestra, al secondo piano dell’unica casa-albergo del passo. Mi fermai ad osservarla: guardava verso un punto lontano, come se con lo sguardo volesse valicare monti e pianure e raggiungere qualche cosa che era al di là. Aveva i capelli color nero corvino, diritti sulla fronte, leggermente più lunghi sotto le orecchie e dietro, lungo il collo. Creavano un evidente contrasto con la pelle chiara del viso dai lineamenti sottili. Dopo aver visto partire l’ultima corriera, si mise un asciugamano sulle spalle ed incominciò a pettinarsi, spazzolando a lungo quei capelli già diritti.
Entrai nell’albergo-rifugio: la sala del bar era deserta; sui tavoli c’erano i resti delle consumazioni e l’ambiente emanava una sensazione di squallore. Fui preso dalla tentazione di andarmene, stavo per farlo quando qualcuno alla mie spalle mi chiese che cosa desiderassi. Mi voltai: vidi vicino al banco della cassa un uomo di media età, non molto alto, robusto, leggermente stempiato. I suoi modi erano gentili, anche se qualche cosa di lui non mi convinse fin da principio. La mia fu una sensazione immediata, quasi epidermica. Chiesi di poter alloggiare lì per una notte; l’uomo aprì la porta che dava sulle scale e chiamò qualcuno a voce alta.
– Dovrà accontentarsi – disse poi incominciando a raccogliere carte, bicchieri e piatti sporchi – siamo al completo in questa stagione.
[…]
Terminato il pasto, non avevo alcuna intenzione di chiudermi in camera: quell’ambiente mi rattristava. Mi infilai la giacca a vento e uscii sul piazzale antistante il rifugio. Aveva momentaneamente smesso di piovere; la valle era immersa nel buio ed ogni cosa assumeva un aspetto strano, quasi irreale. Le montagne erano grandi macchie nere sulla cui sommità s’intravedeva un pallido chiarore. Mi accorsi poi, l’indomani, che aveva nevicato sulle alte cime. Qua e là si scorgevano luci, come piccoli fari di riferimento nella vallata. Poco distante doveva scorrere un torrente; nel pomeriggio non l’avevo visto, ora, nel silenzio, la sua voce era intensa e roboante. La curiosità fece sì che m’incamminassi nella direzione dalla quale proveniva il rumore dell’acqua. Feci pochi metri, poi all’improvviso sentii l’impulso di tornare indietro, come se fossi stato assalito dai fantasmi della mia fantasia. Accesi la pila che avevo portato con me; sotto il riflesso di quella luce, la natura circostante assumeva strane conformazioni. Mi fermai e rimasi al buio: nell’oscurità mi sentivo più sicuro. Fatti pochi passi mi ritrovai nel piazzale antistante il rifugio, dove arrivavano confuse le voci dei ragazzi. Mi sedetti su un masso e rimasi lì, per una decina di minuti, senza pensare a nulla. Stranamente ora provavo un profondo senso di pace. Il buio non mi dava più fastidio; anche la mia vista vi si era abituata.
A poco a poco sentii che l’umidità mi penetrava nelle ossa e decisi di rientrare. Alcuni ragazzi erano saliti in camera, altri giocavano a carte; il prete, in disparte, vicino al caminetto acceso, leggeva. Come entrai nella sala sollevò lo sguardo dal libro e mi sorrise.
[…]
– Conosco bene questi luoghi, perché, come le dicevo, ci sono nato. Quante cose ho visto cambiare! So anche fare la voce grossa quando accade qualche cosa che non mi va! Non dovevano ad esempio lasciare che costruissero qui davanti quel parcheggio… e tutti quei pullman che vanno avanti e indietro per la vallata, sempre avanti e indietro! Per la miseria, non sarebbe successo!
– Cosa accadde?
– È una storia lunga, gliela racconterò un’altra volta: ci vogliono molta calma e tempo per capire.
La vicenda incominciò ad interessarmi: quella sensazione strana che avevo provato entrando in quel luogo, quel misto di attrazione e di mistero che aleggiavano intorno ad Anna mi intrigavano sempre più.
L’uomo si fece d’un tratto pensieroso e poi, come per concludere un ragionamento fatto mentalmente – Purtroppo la signora Anna non vuole andare via da qui – disse alzandosi e chiudendo il libro che aveva in mano.
– Perché?
– La conosco fin da quando è nata; potrebbe essere mia figlia, si fa per dire. Quando butteranno giù questa casa – continuò tornando a sedersi – anche per me sarà difficile trovare un posto dove andare a passare l’estate con i miei ragazzi. A me non piacciono i cambiamenti; quando mi affeziono ad un posto, ci ritorno sempre.
[…]
Convivio letterario
Negli anni settanta ha collaborato come scrittrice e critica con “Convivio letterario - Accademia ideale dei Poeti e degli Artisti d’Italia” diretta dal Prof. Filippo Fichera, la cui raccolta si trova presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano; con la rivista La “Bitta” mensile di Arte, Lettere e Scienze. Direttore Di Domenico.
Negli anni ha collaborato con varie testate giornalistiche.
Premio di Poesia "Parole in Fuga" - 2013
Aletti Editore
Roma
2013
Premio di poesia “Parole in Fuga” indetto da Aletti Editore - Roma.
Finalista con la poesia: "Paura" inserita nella silloge "Parole in Fuga" Vol.9